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Ieri don Gigi (Luigi Verdi fondatore della fraternità di Romena) ha tenuto un incontro presso la sede della nostra associazione. Arrivava da un tour di veglie in giro per la Lombardia, Milano, Brescia, Bergamo, Cremona, e ultima tappa prima di ritornare a Romena, nel cuore del casentino, a Piacenza. Gigi poteva tranquillamente non venire, 500 persone a Milano e una media di 200-250 persone nelle altre tappe.

Questa estate quando lo abbiamo conosciuto gli avevamo raccontato della nostra realtà, del nostro progetto iniziale, del percorso fatto e dei vari passaggi travagliati che hanno caratterizzato questa esperienza. Sapeva benissimo quindi che la nostra è una piccola realtà, ed oggi lo è più che mai.

Il Koinobion sta attraversando un periodo di “povertà”, per vari motivi: in primo luogo la malattia, che quando irrompe nella vita stronca le gambe, abbatte l’entusiasmo e ogni desiderio di continuare a sognare. Poi le dinamiche del gruppo,  quindi la difficoltà di vivere le relazioni, i conflitti, le crisi, le rotture etc…di seguito ancora e credo come ultima causa, gli orizzonti di ricerca che cambiano, i passaggi dell’anima che si impongono in modo improvviso e inaspettato, con le notti e i loro tempi di elaborazione in mano allo spirito che non necessariamente sono condivisibili dagli altri.

Don Gigi è arrivato più che puntuale, anzi in anticipo, guidando un pullmino, insieme ad alcuni compagni intimi di Romena. Un po’ agitati io e Sabina li abbiamo accolti. Ma da subito la situazione si è sciolta, tre “genuini vecchietti toscani” a lui vicini da tanti anni e il volto di Gigi con in bocca un toscano mordicchiato hanno acceso la nostra allegria. Attorno ad un “gramo” caffè, vista la Moka Bialetti poco usata, ci siamo ritrovati come amici di vecchia data. Con Gigi ci si sente a casa, e sono convinto che anche lui si sia sentito a casa. Abbiamo parlato di Gutturnio, di Malvasia e del salume piacentino… si ride e ci si rilassa.

Abbiamo raccontato brevemente e con un malsano pudore che nasce dalla fobia di mostrarsi narcisisti la nostra storia e quella della nostra associazione e di come siamo giunti a conoscere Romena.  Ma l’attenzione e l’ascolto degli altri ancora una volta mi hanno dato la conferma di come la nostra storia sia preziosa, unica e importante, e che così come non vada sbandierata, allo stesso modo non vada nascosta sotto un moggio, ma messa sapientemente in luce.

Ci sono persone con cui è particolarmente facile sentirsi bene, essere se stessi, credo siano quelle persone che hanno smesso di nascondersi dietro ai baluardi ideologici, dietro a certezze e convinzioni filosofiche e teologiche, dietro alle proprie conquiste spirituali e intellettuali, così anche dietro al proprio vissuto e alla propria storia.  Ci si nasconde sempre, e lo si fa spesso inconsapevolmente, dietro ad un’ infinità di cose, ruoli, conoscenza, immagine di sé, convinzioni, competenze, gruppi, religioni, fede, Dio, politica.. Ad un certo punto subentra una stanchezza ontologica di recitare, e finalmente si può essere solo ciò che si è. E’ la nudità cristica, è la sapienza socratica, che ammette di non sapere, quando non si ha più il bisogno morboso di apparire e quindi non ci si impone, non si fanno proselitismi, nè si cerca di impadronirsi degli altri, non si hanno dietrologie, preconcetti né pregiudizi, ma al contrario si ha fame di autenticità e di verità, di relazioni calde, pulite, semplici. Quella sapienza che, con le parole di don Gigi, ci fa affermare “di non averci capito nulla di questa vita “, una sapienza “che non sa” e che è sempre gratuita e libera. Il non averci capito nulla di Gigi non è quello dello stolto, ma è sapienziale, di chi è in continua ricerca e non può fare a meno di sostare nella domanda. Come quel figlio dell’uomo, per dirla con le parole di Gesù, “che non ha dove posare il capo”. Chi vive davvero la domanda, chi non si è trincerato dentro a facile e dogmatiche conclusioni, prima o poi vive l’esperienza della frantumazione del cuore e vede sbocciare quello che Panikkar chiama “terzo occhio”, una particolare capacità di ascolto, o “sensibilità diffusa” come la chiama Antonietta Potente. Gigi parlava di sesto senso, credo siano modi diversi per dire la stessa cosa, una sensibilità consapevole che negli ultimi 40 anni è stata rimossa e negata dal “mondo”, dalle politiche marce, dagli abusi di potere, da un’ economia e tecnologia che crea dipendenze e ottunde l’anima, da una religiosità dogmatica e ammuffita. Sensibilità che i nostri giovani devono assolutamente ritrovare per non soccombere alla narcotizzante virtualità degli affetti, che rende muti ad ogni dolore e ciechi ad ogni possibilità. Questo ascolto, che è quello di Gigi, coglie oltre le sfumature, si focalizza sul nucleo che in quel preciso momento è in dialogo, sull’appello che si svela nella sua urgenza e che quindi ha bisogno di una risposta, anche se non esaustiva nè conclusiva, ma che dica semplicemente che è avvenuto un incontro, un contatto, una prossimità certa, e con questo testimoni la possibilità del vivere.

Poco dopo sono arrivati gli altri amici dell’associazione, ed è iniziato il dialogo. Il gruppo, più risicato che mai, viste le solite disdette dell’ultimo momento, si è comunque raccolto in modo attento e caldo. Gigi non solo non ha fatto una piega davanti ad un gruppetto scarno e ferito come il nostro, ma ha parlato per più di un’ora ininterrotta, con entusiasmo e forza, con passione e calore. E ha parlato prima di tutto ai 4 giovani presenti, tra i quali due delle nostre tre figlie, discostandosi dal tema del coraggio da noi proposto, per poi riprenderlo più tardi. Questa cosa mi ha colpito molto, ha parlato innanzi tutto ai quattro giovani presenti, ai piccoli, consapevole dell’urgenza. Gigi ne vede migliaia, a Romena, nelle scuole in cui è invitato, eppure a quei 4 ha dedicato tutto se stesso, tutto l’impegno e l’energia che quei volti richiedevano, provocandoli e a detta delle mie figlie esaltandoli. Questa è arte sapienziale, che arriva dalla verità e parla più di tante altre cose. Di seguito il dialogo che si è centrato sul tema del coraggio,  non si è rivolto ad un umano astratto, al ricercatore spirituale, alla suora, al teologo, al qualsiasi cosa d’altro, ma si è rivolto al “concreto vivente” nelle sue declinazioni più quotidiane: le relazioni, la coppia, la malattia, il dolore, la morte, il rapporto con le generazioni e con le scelte politiche, e perché no ecclesiologiche. Umano troppo umano..

L’ho accompagnato a Piacenza, e in attesa della veglia abbiamo mangiato insieme. Pane, salame “sciapo“, come forse lo è la città di Piacenza, grana padano di terza categoria, un mandarancio geneticamente modificato e un discreto barbera.

Alla fine un buon toscano ha reso tutto più aromatico e doc. Anche la veglia in chiesa è stata molto bella, si è cantato, pregato e ascoltato musica, De Andrè, Fossati..si è parlato di ferite e di morte, di gioia e della tenerezza che cura, della fiducia-resurrezione che rende nuove tutte le cose.

Grazie Gigi,

a presto

Lamberto

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Cari amici,
vi riportiamo alcuni avvisi importanti riguardanti le attività del Koinobion.

1) Per problemi di salute siamo purtroppo costretti a sospendere il ciclo di incontri “Sguardi verso il cielo”, non essendo in grado di garantire una sufficiente continuità. Contiamo di riproporre gli incontri previsti dopo l’estate.Vi terremo comunque aggiornati.

2) Domenica 11 maggio ci incontreremo per stare un po’ insieme e per condividere idee e proposte riguardo le attività future della nostra piccola comunità. Ci troviamo verso le 10,30 per poi pranzare insieme con cibo biologico. Siete tutti invitati !!

3) Sabato 7 e domenica 8 giugno: “Incontri di autocura” Coordinatore Antonello Bazzan
Terapie Performative – Liberare l’io: destrutturare atteggiamenti mentali che invalidano le potenzialità dell’io.
Dialogo psicoterapeutico – Comunicare essenziale: parlare senza paura e senza manipolazione

Un caro saluto

Sabina e Lamberto

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