Io non so giocare con le parole, ma credo che davanti all’orrore di queste ore non ce ne siano molte da spendere. Sono rimasto ammutolito, la bocca serrata e il pensiero pietrificato. Dal profondo riesce a farsi spazio solo un sentimento pericoloso, un mix di rabbia e rassegnazione. Pericoloso perchè riconosco che a questo punto il rischio di cedere al desiderio di un riscatto violento e cieco, di lasciarsi andare alla logica dell’odio e alla sua giustificazione sia molto alto. Il sospetto, la differenza, l’anomalia si è fatta certezza e l’altro, il nemico, deve essere eliminato, cosicché l’unica risposta adeguata alla folle mens del terrorismo sarebbe attuabile solo mettendo in campo la stessa brutale follia. Ciò segnerebbe la sconfitta del desiderio di una giustizia libera e legata al bene e metterebbe fine all’attuazione buona della nostra umanità.
L’altro pericolo è lasciarsi sprofondare ad un sentimento di rassegnazione. Una passività del pensiero e dell’azione con la quale tentiamo di anestetizzare i nostri cuori. Non possiamo fare nulla davanti a questo orrore dunque, chiniamo il capo e andiamo avanti come se ne niente fosse. Ma il “come se niente fosse”, non è più possibile, sarebbe solo la rimozione di un orrore che ha colpito in modo irreversibile il cuore dell’umano. La fuga da una ferita mortale e da una paura che a questo punto coinvolge tutti e da cui non si può scappare. La passività è inchinarsi a questa paura.
Paradossalmente davanti ad una follia così violenta non resta che pregare. L’atto della preghiera non è il frutto di una regressione emotiva, una fuga irrazionale con la quale cercare consolazione, ne un monologo superstizioso con un feticcio di noi stessi, ma è aprirsi all’in-sperabile. La preghiera è un’uscita, una fenditura aperta ad una possibilità altra, altra da quella dell’odio e della paura. Pregare in questo senso significa rifiutare con violenza e con passione ogni rassegnazione, e continuare a desiderare l’impossibile. Il bene e la giustizia impossibili che continuano ad appellarci, non smettono mai di farlo, sta solo a noi non smettere mai di crederci e non smettere mai di pregare.
La preghiera infine è per quanti hanno subito l’orrore, è un memoriale che li strappa all’oblio e li restituisce ad un senso. Li accompagna e li consegna nelle mani dell’innocenza indimenticabile. Un’innocenza che non è nostra.
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*I termini insperabile, impossibile, indimenticabile, sono indegnamente presi a prestito, dall’opera di JEAN LOUIS CHRETIEN, L’insperabile e l’indimenticabile, Cittadella editrice.